Le ceramiche di Anversa

Anversa degli Abruzzi, già nota per le sue produzioni ceramiche del XIX e XX secolo, ha restituito preziose testimonianze relative ai secoli precedenti, a partire almeno dal secolo XV.

Anversa degli Abruzzi, già nota per le sue produzioni ceramiche del XIX e XX secolo, ha restituito
preziose testimonianze relative ai secoli precedenti, a partire almeno dal secolo XV.

Un’accurata ricerca d’archivio ha fornito conferme agli studi effettuati sulle maioliche rinascimentali di Villa d’Este a Tivoli e della Chiesa di S. Maria delle Grazie a Collarmele (AQ), rivelatesi opera del maestro Bernardino de’ Gentili di Anversa, certamente identificabile con un esperto ceramista abruzzese attivo nella seconda metà del XVI secolo. Infatti negli archivi locali è stato possibile reperire documenti attestanti una famiglia Gentili ad Anversa nel XVI secolo e, nel secolo successivo, alcuni componenti di tale famiglia vengono definiti “vasai”.

L’ipotesi dunque di maestri e officine ceramiche presenti ad Anversa fin dal Rinascimento ed attivi anche al di fuori del comprensorio, si è ulteriormente definita ed ha trovato conferma con una campagna di scavo (estate 1999) articolata in una serie di saggi mirati, grazie allo studio della toponomastica e della topografia del paese. Infatti si è riscontrata la presenza di una strada denominata Via Santa Maria delle Fornaci e sono stati individuati i siti più adatti all’insediamento di botteghe, fornaci e relative discariche.

Lo scavo ha restituito più di diecimila frammenti di ceramica, perlopiù scarti di lavorazione, che permettono di tracciare un quadro provvisorio sulle produzioni anversane, inquadrabili tra il XV e l’inizio del XVII secolo.

Lavorazione Artistica e Tradizione Artigianale della Ceramica

Nei secoli successivi si andò consolidando la realizzazione di manufatti artigianali in argilla per usi domestici: varie tipologie di pentolame per la cottura e conservazione dei cibi, piatti e vassoi, contenitori per acqua, vino ed olio. Fino al secondo conflitto mondiale in paese si producevano terrecotte, laterizi, stoviglie e gesso.

C’erano almeno 15 botteghe che realizzavano e vendevano “pignate”, tegami, vasi ed il “cucù”, un particolare fischietto usato dai bambini nei loro giochi.

Lungo il fiume, alle sorgenti di Cavuto, prima che fosse incanalato per produrre energia elettrica, c’era un’attività frenetica: oltre a una centralina elettrica che ha permesso al paese di avere da subito l’illuminazione pubblica e, ad alcune famiglie, l’acqua in casa, c’erano due mulini per i cereali, un mulino per il gesso (di ottima qualità, a presa istantanea), un mulino per il piombo (utilizzato per smaltare i recipienti di terracotta).

Tutte queste attività finirono con la costruzione della Centrale Idroelettrica del Sagittario: in cambio, almeno 30 famiglie del paese avevano un componente che andò a lavorare nelle Ferrovie dello Stato, con relativo stipendio fisso.

Ma questi cambiamenti e la grande emigrazione verso l’America, il Venezuela ed il Nord Europa andarono a scapito dell’agricoltura e soprattutto dell’artigianato locale: la secolare lavorazione di terracotta e ceramica subì quindi un inesorabile declino.

Nell’arco degli ultimi anni, su impulso dell’Amministrazione Comunale, di varie Associazioni locali e di alcuni appassionati, si è cercato di rilanciare l’antica tradizione della lavorazione dell’argilla e dell’arte della ceramica, anche attraverso il recupero della vecchia Bottega con annesso forno.

Da segnalare il significativo apporto fornito da numerosi abitanti di Anversa che hanno saputo conservare il patrimonio di esperienze familiari, consentendo così di tramandare alle nuove generazioni la memoria e la passione per tale lavoro: proprio partendo dalla loro storia sono stati promossi ed organizzati diversi laboratori, esposizioni di manufatti e mostre artistiche.

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Pagina aggiornata il 29/01/2024

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